La Posturologia e le linee guida del Ministero della Salute
Buongiorno Dr. Fontana, quest’oggi trattiamo un tema diverso dal solito, quello della posturologia. Come viene affrontato questo argomento in Italia?
Buongiorno a voi e grazie per l’invito, è sempre un piacere discutere con voi. Vorrei partire dal fatto che c’è una grande confusione nel settore sanitario in tema di postura. C’è tutta una parte della medicina (ortopedici, fisiatri, dentisti…) che continua a sostenere la mancanza di legame tra la postura generale e l’occlusione o tra determinate azioni e i cambiamenti nella postura. Inoltre, gli esperti della postura sono spesso visti come poco importanti. È molto diffusa l’idea di svolgere il proprio lavoro in ottica individuale, senza porre attenzione agli effetti che può avere sul resto del corpo e sulla postura.
Finalmente dopo tantissimi anni e tantissime battaglie, il Ministero della Salute ha creato un’apposita commissione in materia di posturologia, affidandole il compito di stendere delle linee guida in materia. Queste linee guida riguardano tutte le persone che lavorano con temi legati alla postura, quindi ad esempio ci rientrano anche i dentisti. Tuttavia, nonostante esistano queste linee guida, la maggior parte degli specialisti non lavora secondo questo regolamento ministeriale, anche anche perché, spesso, non ne conosce nemmeno l’esistenza.
Da quanto esistono queste linee guida e qual è il loro focus? Queste linee guida esistono dal 2017. Introducono il concetto relativo ad un nuovo tipo di malato, il malato posturale, cioè quella persona che presenta sintomi e problemi di salute legati alla sua postura in maniera ricorrente. Facciamo un esempio: se un giorno si ha l’emicrania e si prende un antidolorifico, quell’emicrania passa e non ritorna più per 7-8 mesi. Questo è un tipico caso sintomatologico, ad un disturbo si risponde con una cura farmacologica e così i sintomi sono andati via. Tuttavia ci sono persone invece che soffrono di emicrania frequentemente e in questo rientrano anche le persone che hanno dolori come lombalgia, cervicalgia, ecc. Questi dolori ricorrenti sono quelli che il Ministero della Salute definisce come di origine posturale. Il Ministero afferma inoltre che la fisiokinesiterapia e i farmaci in questo tipo di pazienti sono totalmente inutili, sono solo fini a curare il sintomo e non a curare la malattia. I medici quindi continuano a prescrivere farmaci che però non portano a soluzioni. Se invece si ricorre a visite specialistiche, spesso si riscontra che gli ortopedici, abituati a situazioni più gravi, minimizzano il problema dicendo che ad esempio gli schiacciamenti o le protrusioni del caso non sono sufficienti a giustificare il disturbo del paziente.
A questo punto la domanda sorge spontanea: se il paziente sta male, cosa bisogna fare?
La risposta del ministero a questa domanda è: effettuare una diagnosi completa, cioè fare una valutazione per capire perché c’è questo disturbo posturale e quali sono i recettori che lo causano. I recettori sono gli occhi, il sistema vestibolare, l’articolazione temporo-mandibolare e il piede. In particolare, si dovrebbe effettuare una diagnosi cranio caudale che parte dalla testa e arriva ai piedi, questo perché poi la corretta postura non è oggettiva in quanto siamo tutti individui diversi.
Cosa ci dice quindi il Ministero della Salute?
Il Ministero afferma che tutti i professionisti del settore devono cercare la simmetria dei piani, cioè avere alcune linee anatomiche (dell’asse bipupillare, dell’asse biacromiale, dell’asse bitragico, del bacino, delle ginocchia, delle caviglie) parallele con il pavimento. Se non sono parallele bisogna trovare la causa di questo mancato parallelismo. Il Ministero invita i vari professionisti (ortopedici, dentisti, ecc.) ad utilizzare una serie di strumenti come: la pedana baropodometrica, stabilometrica, la valutazione posturale visiva, l’elettromiografia dell’occlusione, la kinesiografia. Per risolvere i problemi è necessario impiegare questi strumenti per trovare il recettore che causa lo squilibrio bilanciarlo e farlo funzionare correttamente. In sostanza le visite non dovrebbero durare pochi minuti ma dovrebbero arrivare ad effettuare una valutazione accurata per arrivare alle giuste deduzioni.
L’Italia è indietro rispetto agli altri paesi europei sull’ambito posturologia?
La Francia è stata la prima a introdurre la posturologia e in verità l’Italia è anche una delle nazioni che l’ha seguita per prima. Mentre ci sono altri paesi in cui questa materia non è ancora importante, in cui tuttavia le visite e le valutazioni sono fatte con più calma.
E per quanto riguarda l’università, questa materia è valorizzata in modo adeguato?
A livello universitario il problema è legato al fatto che ognuno fa i suoi interessi. Quindi ci sono due filoni: chi rifiuta la posturologia e non le offre la giusta importanza e chi invece si fa portavoce di questo importante messaggio. Anche per questo è stata introdotta una commissione ministeriale super partes, che ha analizzato tutte le pubblicazioni ed è arrivata a scegliere quelle con maggiore attendibilità per arrivare a creare le linee guida citate.
Ci sono esempi di casi che hai visto in prima persona in cui il tema posturologia non è stato trattato con la dovuta attenzione?
Posso parlarti della storia di una ragazza con frequenti dolori e parestesie degli arti superiori. Dopo decine di sedute, visite, farmaci, ecc. non si è arrivati ad alcun risultato. Nessuno degli specialisti ha fatto una corretta valutazione posturale, le ha valutato i recettori, le ha fatto fare una risonanza magnetica cervicale. Una volta che le abbiamo consigliato questo, la risonanza ha evidenziato una disidratazione di tutti i dischi cervicali e protrusioni su c5 e c6. Questo ti fa capire come in realtà basta poco per arrivare a valutazioni veritiere.
Posso raccontarti anche di un ragazzo di 11 anni, un talento del calcio. Dopo una serie di dolori e infortuni ripetuti è stato valutato con una semplice palpazione da un medico dello sport e gli è stato detto di avere un problema di pubalgia. A seguito di quest’analisi gli sono state prescritte 30 sedute e, dopo 30 sedute senza risultati, gli sono state prescritte altre 30 sedute a cui non sono seguiti buoni esiti. Nel momento in cui il ragazzo è arrivato da noi, abbiamo provato con i nostri trattamenti ma, dopo una sola seduta, vista la mancanza di risultati, abbiamo spinto la persona a fare un’ecografia e una risonanza magnetica, per fare una diagnosi e capire l’origine del problema. A seguito di queste sono state riscontrate un’ernia inguinale e una varicocele e così si sono spiegati i mancati successi delle terapie precedenti. Ciò che ci insegnano casi di questo tipo è che l’aspetto della diagnosi è fondamentale per arrivare a risultati concreti.
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